Oggi è San Martino. Vi racconto qualcosa riguardo a tradizioni, credenze e attività da fare in giornata con i vostri bambini. Vi stupirete di quante ricette ed attività possa ispirare questa giornata e di come sacro, profano e magia si intreccino in questo periodo dell’anno.
La leggenda
Martino di Tours era un soldato romano che, durante un giorno piovoso e freddo, vedendo per strada un mendicante infreddolito, decise di donargli metà del suo mantello. La leggenda narra che a quel punto il cielo si aprì ed iniziò a fare caldo, proprio come suggerisce la credenza dell’estate di San Martino.
La festa
Questa festa viene festeggiata in particolare nei paesi del Nord Europa, ma andando a scavare a fondo in ogni regione italiana si trovano diverse usanze legate a questa giornata. Fra modi di dire, usanze e ricette, scopriamo insieme come si festeggia in tutta Europa.
L’estate
Il nome “estate di San Martino” deriva dal fatto che spesso in questo periodo, a causa di anticicloni stagionali, si assiste ad alcune giornate più calde e soleggiate. Tutto torna con la leggenda.
Le castagne e la festa del vino novello
La festa di San Martino sancisce anche spesso la data di spillatura del vino novello e non è perciò inusuale trovare sagre che abbinano vino nuovo alle castagne.
“A San Martino ogni mosto diventa vino”.
Le lanterne
In alcune zone della Germania e del Belgio, e in generale nel nord Europa, a San Martino i bambini scendono in strada di notte, portando delle lanterne realizzate con carta colorata o foglie, per rischiarare le giornate che si accorciano. A seconda del folklore locale, spesso portano anche corone e fanno rumore con pentole, coperchi e mestoli. Le lanterne sono anche simbolo dell’avvento che si avvicina e spesso sono realizzate in carta o con foglie.
Anche a casa Fun&Food ne abbiamo preparata una con un barattolo in vetro riciclato. Potete realizzarla anche voi, incollando foglie secche (meglio foglie colorate ma ancora morbide in modo non si rompano avvolgendole) sull’esterno di un barattolo spennellato completamente di colla vinilica. Una volta asciutto inserite una tea light o, ancora meglio, una fila di led a batteria. La vostra lanterna è servita.
Le frittelle
Originarie della Sicilia, dove vengono chiamate anche “sfinci” e sono preparate con uvetta e spesso finocchietto nell’impasto, queste frittelle povere sono a base di un impasto lievitato realizzato con acqua, farina, lievito di birra e zucchero. Per renderle ancora più golose, dopo averle fritte, potete passarle semplicemente nello zucchero semolato o, come me, in uno zucchero aromatizzato con vaniglia e cannella. Deliziose! La ricetta vi aspetta qui sul blog.
Il dolce veneto
Si tratta di un biscotto stranissimo, fatto con una frolla sagomata a forma di un cavaliere sul cavallo, originario di Venezia, che viene riempito e decorato sulla superficie con dolcetti e caramelle colorate, spesso ancora incartate (scusate ma questa cosa mi fa sempre molto ridere). Ho trovato la sagoma sul sito Visit Venezia e non potevo non riproporvela. Se cercate una ricetta per la pasta frolla, la mia preferita è questa. Per la glassa invece guardate qui.
Altri piatti della tradizione
Per questa festa esistono davvero un sacco di piatti tradizionali: in Belgio si consumano le gauffres (i waffles belgi), in Romagna la pagnotta di San Martino è un pane dolce con uvetta, noci e noce moscata; in Germania c’è lo Stutenkerl: un omino lievitato di pasta brioche; in Sicilia oltre alle frittelle si preparano dei biscotti con semi di anice; in Abruzzo si consuma lo spezzatino di San Martino; in Svezia è usanza cucinare un piatto a base di oca .
Potrei andare avanti all’infinito, ma per ora mi fermo qui, con la promessa di aggiornare di anno in anno l’archivio ricette anche per questa tradizione.
Il modo di dire “fare San Martino”
Un’altra curiosità, riguardo a questa festa è l’espressione “fare San Martino”. Questo modo di dire legato alla cultura rurale della pianura è tipico del Nord. Il significato, quello di traslocare, è legato alla scadenza dei contratti stagionali presso i mezzadri. Infatti, terminata la stagione di semina, gli stagionali si trasferivano approfittando anche del calore insolito delle giornate (l’estate di San Martino appunto).
La poesia
Per entrare nel mood del periodo, una menzione va fatta anche alla poesia “San Martino” di Giosuè Carducci. Se vi state chiedendo quale sia, è proprio quella che fa così:
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.